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Memoria ed effetti speciali, presenze potentemente fisiche ma al tempo stesso intimamente simboliche e spettrali: ecco gli esplosivi ingredienti della scultura di Matteo Pugliese (1969). Una ricerca che fa dialogare l'inarrivabile lezione plastica di Michelangelo, del manierismo e di Bernini con l'immaginario dei fumetti, del cinema fantastico e dei videogiochi di ruolo che poi, in fin dei conti, affondano le proprie radici nell'inesauribile miniera dei miti antichi. L'operazione, non facile, di ibridazione intrapresa da Pugliese viene fondata sulla volontà di rispettare e soprattutto rinnovare, al tempo stesso, la trasmissione millenaria di esperienze che si invera nella tradizione artistica. A tal proposito Matteo Pugliese potrebbe senza dubbio ben condividere questa riflessione di Gustav Mahler: "La tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri". Così l'artista salvaguarda l'essenza archetipica della modellazione e del fare demiurgico scultoreo con tutta la loro potenza simbolica, ma li innerva di umori contemporanei. Il volume, con un intervento critico di Gabriele Simongini e testi dell'artista, presenta le serie scultoree Scarabei, Custodi ed Extra Moenia, ed è completato da apparati biografici.